In quella parte di gergo informatico che è divenuta ormai familiare per molte persone anche non "addette ai lavori", una delle parole più frequenti è "font". Il termine, entrato prepotentemente da anni anche nel dizionario italiano, è di immediata provenienza inglese, ma vanta una lontana origine francese.
La parola "fonte", infatti, appartenente al francese medievale, e a sua volta deriva dal verbo latino "fundere", che vuol dire "fondere" ma anche "versare".
Com'è facile intuire, il riferimento è ai caratteri mobili, che, a partire dall’invenzione della stampa moderna ad opera di Johann Gutenberg, venivano ottenuti versando in uno stampo il metallo fuso (una lega di antimonio, piombo e stagno). Una volta prodotti, i caratteri venivano allineati in modo da comporre le righe del testo da stampare. Poi, utilizzando una pressa, si “tiravano” le copie di ogni pagina.
La perizia dei tipografi diede vita, nel corso dei secoli, a innumerevoli e bellissime serie complete di caratteri mobili, ciascuna caratterizzata da una propria "personalità" grafica.
I creatori di questi set completi concepivano il "design" complessivo della serie e poi disegnavano i singoli caratteri, includendo solitamente lettere, numeri e punteggiatura, e a volte anche glifi speciali corrispondenti a simboli matematici, segni di valuta, note musicali, icone e disegni, e chissà cos'altro. Solitamente, in ogni serie completa i tipografi includevano lo stesso carattere più volte, in diverse dimensioni e in diversi stili (normale, grassetto, corsivo, ecc.).
Ciascun set completo di questo tipo veniva chiamata, dai tipografi francesi, "police d’écriture", mentre una singola serie caratterizzata da un unico stile e da un'unica dimensione era detta "fonte". Anche i colleghi italiani parlavano, corrispondentemente, di "polizze" e di "fonti".
In tempi più recenti, quando con l'avvento delle tecnologie informatiche si dovette applicare l'antico lessico tipografico al mondo digitale, non si tenne conto di questa sottile differenza tra polizze e fonti, e si cominciò a utilizzare disinvoltamente il termine "fonte" per indicare l'intera polizza di caratteri.
L'imporsi dell'inglese come lingua franca dell'informatica spiega la diffusione della parola "font", che, sovrastando la grafia alternativa "fount", si diffuse rapidamente per rappresentare il concetto di "polizza" (che in inglese, più correttamente, andrebbe tradotto come "typeface").
Si ritiene che l'ingresso del termine "font" nel vocabolario informatico italiano risalga al 1984, anno nel quale debuttò il glorioso Macintosh di Apple.
Interessante, poi, la questione del genere della parola "font": nel francese medievale "fonte" era femminile (e anche il vecchio termine italiano "fonte" lo era), ma l'inglese "font" è neutro. Di solito l'italiano recepisce come maschili i termini inglesi neutri, e così avvenne anche per "font".
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Hai notato che la foto è al rovescio? se stampi con quella composizione ottieni un foglio scritto al rovescio, da destra a sinistra. Probabilmente la foto è stata proposta così perché fosse leggibile in se stessa.
RispondiEliminaP.S. io sono tra quelli che usano il termine "font" e in generale tutti i termini stranieri concordandoli con il significato originario, ovvero con la traduzione letterale, per cui per lo più dico "la font", "la web" ecc.
In italiano andrebbe tutto importato al maschile, indipendentemente dal genere di origine, di regola. A meno di parole importate anticamente, al punto che ormai l'uso al femminile ha prevalso.
EliminaChe poi, per _font_, quale è l'origine? Il neutro inglese? Il femminile francese? Il qualunque cosa, essendo aggettivo, latino? Ha poco senso anche il discuterne.