Nel 1967, lo stesso anno in cui uscì il disco "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, venne combattuta la guerra dei Sei Giorni in Medio Oriente e Christiaan Barnard effettuò il primo trapianto di cuore della storia, l'informatico inglese Maurice Wilkes ricevette il secondo premio Turing.
Questo pioniere della computazione, scomparso solo tre anni fa all'età di 97 anni, si meritò l'ambito riconoscimento per essere stato il principale artefice di EDSAC, uno dei primi computer della storia, che entrò in funzione all'Università di Cambridge nel maggio del 1949.
Cosa aveva di speciale questa storica macchina rispetto ai computer precedenti? Fu uno dei primissimi computer elettronici nei quali il programma veniva registrato nella memoria interna assieme ai dati: anzi, il primo in assoluto, se escludiamo le macchine costruite per scopi puramente sperimentali e non pratici. Nei precedenti calcolatori, i programmi venivano immagazzinati in una memoria distinta da quella riservata ai dati, oppure non venivano affatti memorizzati ma introdotti attraverso modifiche manuali delle connessioni dei cavi: tra i computer che implementarono questo modello, ricordo l'Atanasoff-Berry Computer, i Colossus Mark I e II, e il celebre ENIAC.
Lo schema che prevede la coesistenza del programma e dei dati nella memoria è noto come architettura di Von Neumann. Wilkes fu probabilmente il primo scienziato che comprese a fondo i vantaggi di questo modello architetturale, oggi considerato insostituibile per qualsiasi calcolatore, e volle utilizzarlo superando per sempre la tecnologia precedente.
È significativo sottolineare che Wilkes era inglese, ed EDSAC vide la luce a Cambridge: qualche anno dopo gli studi teorici di Turing, questa conquista rappresentò un'altra pagina entusiasmante nella storia della computazione britannica.
Prima della guerra, Wilkes aveva studiato matematica, sempre a Cambridge. La passione per l'informatica gli nacque quando si imbatté nei documenti di progettazione di un altro famoso computer, l'americano EDVAC. Il sogno di costruire a Cambridge una macchina ancora migliore, basata su un'architettura innovativa, si rafforzò dopo avere assistito in terra statunitense ad una serie di lezioni tenute dai ricercatori che avevano realizzato ENIAC.
Il 6 maggio 1949, quando il primo programma animò i circuiti elettronici di EDSAC producendo una lista di numeri quadrati e un elenco di numeri primi, Wilkes aveva solo 36 anni, ma già era considerato tra le massime personalità del mondo informatico mondiale. Eppure questa importante conquista già gli andava stretta: negli anni successivi, Wilkes si impegnò in nuovi importantissimi progetti, tra i quali la creazione del primo computer elettronico per uso commerciale, battezzato LEO I, la realizzazione, negli anni Settanta, di una delle prime reti di calcolatori ad alta velocità della storia, il Cambridge Ring, e soprattutto l'introduzione della tecnica della microprogrammazione, mediante la quale ogni istruzione in linguaggio macchina contenuta in un programma, anziché attivare direttamente una serie di circuiti interni del computer, richiama a sua volta un "microprogramma" contenuto in una speciale memoria di controllo.
Questo pioniere della computazione, scomparso solo tre anni fa all'età di 97 anni, si meritò l'ambito riconoscimento per essere stato il principale artefice di EDSAC, uno dei primi computer della storia, che entrò in funzione all'Università di Cambridge nel maggio del 1949.
Cosa aveva di speciale questa storica macchina rispetto ai computer precedenti? Fu uno dei primissimi computer elettronici nei quali il programma veniva registrato nella memoria interna assieme ai dati: anzi, il primo in assoluto, se escludiamo le macchine costruite per scopi puramente sperimentali e non pratici. Nei precedenti calcolatori, i programmi venivano immagazzinati in una memoria distinta da quella riservata ai dati, oppure non venivano affatti memorizzati ma introdotti attraverso modifiche manuali delle connessioni dei cavi: tra i computer che implementarono questo modello, ricordo l'Atanasoff-Berry Computer, i Colossus Mark I e II, e il celebre ENIAC.
Lo schema che prevede la coesistenza del programma e dei dati nella memoria è noto come architettura di Von Neumann. Wilkes fu probabilmente il primo scienziato che comprese a fondo i vantaggi di questo modello architetturale, oggi considerato insostituibile per qualsiasi calcolatore, e volle utilizzarlo superando per sempre la tecnologia precedente.
È significativo sottolineare che Wilkes era inglese, ed EDSAC vide la luce a Cambridge: qualche anno dopo gli studi teorici di Turing, questa conquista rappresentò un'altra pagina entusiasmante nella storia della computazione britannica.
Prima della guerra, Wilkes aveva studiato matematica, sempre a Cambridge. La passione per l'informatica gli nacque quando si imbatté nei documenti di progettazione di un altro famoso computer, l'americano EDVAC. Il sogno di costruire a Cambridge una macchina ancora migliore, basata su un'architettura innovativa, si rafforzò dopo avere assistito in terra statunitense ad una serie di lezioni tenute dai ricercatori che avevano realizzato ENIAC.
Il 6 maggio 1949, quando il primo programma animò i circuiti elettronici di EDSAC producendo una lista di numeri quadrati e un elenco di numeri primi, Wilkes aveva solo 36 anni, ma già era considerato tra le massime personalità del mondo informatico mondiale. Eppure questa importante conquista già gli andava stretta: negli anni successivi, Wilkes si impegnò in nuovi importantissimi progetti, tra i quali la creazione del primo computer elettronico per uso commerciale, battezzato LEO I, la realizzazione, negli anni Settanta, di una delle prime reti di calcolatori ad alta velocità della storia, il Cambridge Ring, e soprattutto l'introduzione della tecnica della microprogrammazione, mediante la quale ogni istruzione in linguaggio macchina contenuta in un programma, anziché attivare direttamente una serie di circuiti interni del computer, richiama a sua volta un "microprogramma" contenuto in una speciale memoria di controllo.
Nel 1951 Wilkes scrisse, assieme a David Wheeler e Stanley Gill, quello che forse rappresenta il primo libro sulla programmazione, intitolato "The preparation of programs for an electronic digital computer".
La carriera accademica di Wilkes fu ovviamente brillante: fino al 1970 guidò il laboratorio di matematica a Cambridge, e nel decennio successivo passò a dirigere quello di informatica. Negli anni successivi lavorò per la DEC e fu professore al MIT.Negli anni Ottanta collaborò anche all'Olivetti Research Laboratory di Cambridge: si trattava di un istituto di ricerca nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni, fondato da Hermann Hauser della Olivetti e dal professor Andy Hopper, che aveva lavorato con Wilkes al progetto del Cambridge Ring. Questo istituto fu acquisito nel 1999 da AT&T e chiuse definitivamente i battenti tre anni dopo.
Maurice Wilkes lavorò intensamente fino a metà degli anni Novanta. La sua eredità nel campo dell'informatica è enorme. È anche grazie a lui che oggi possiamo contare su computer efficienti e potenti.
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