martedì 22 gennaio 2013

Vita di Pi (greco)

Lo scorso weekend ho visto al cinema, finalmente, "Vita di Pi". Un film straordinariamente spettacolare, una vera delizia (3D, per giunta) per gli occhi, confezionata con grande maestria dal regista Ang Lee sulla base dall'omonimo romanzo di Yann Martel.
Il film racconta la storia di un ragazzo indiano cresciuto nello zoo di famiglia il cui "pezzo forte" è una tigre del Bengala. Al grosso felino, per un errore di trascrizione, è stato attribuito il nome del cacciatore che l'aveva catturata, Richard Parker.
Il ragazzo è deriso dai compagni di scuola per via del suo nome, che è quello di una piscina di Parigi: Piscine Molitor Patel. Ben presto il ragazzo decide di abbreviare il proprio nome in "Pi": e per dare maggiore significato a questo diminutivo, impara a memoria migliaia di cifre di π, e le trascrive alla lavagna davanti agli sguardi allibiti dei compagni.
Un giorno le difficoltà economiche inducono il padre di Pi a vendere lo zoo e trasportare gli animali in Canada in cerca di maggior fortuna. Ma durante il lungo viaggio la nave fa naufragio, e Pi è l'unico a sopravvivere, a bordo di una scialuppa di salvataggio. Sulla stessa imbarcazione si rifugiano alcuni degli animali, ma la fame sfoltisce ben presto il gruppo, lasciando soltanto Pi e Richard Parker.
Non vi dico come la storia continua, per non guastarvi il piacere di vedere il film. Mi limito a dire che "Vita di Pi" è anche, e forse soprattutto, un film su Dio, e sulla religione. Da ragazzo Pi si mostra molto affascinato dalle religioni, e arriva a professarne tre insieme. Per la visione razionale del padre prova al tempo stesso un senso di attrazione e di rifiuto. Semplificando un po', questi aspetti contrastanti che si agitano in lui mi sono sembrati molto indiani: una specie di ibrido tra Ramanujan e Gandhi, insomma.

A proposito di Ramanujan, la scena in cui Pi riempie la lavagna con le cifre di π imparate a memoria fa venire in mente l'impresa del cinese Lu Chao, attuale detentore del record dicifre di π recitate a memoria: nel novembre 2005 ha ripetuto a mente 67.890 cifre esatte, impiegando 24 ore e 4 minuti.
Pare che tre anni prima il giapponese Akira Haraguchi avesse recitato a memoria ben 83.431 cifre, ma per qualche motivo il suo record non è stato ufficialmente omologato.
Dopo avere ripetuto correttamente le prime 67.890 cifre, il buon Lu Chao ha commesso un errore dicendo 5 anziché 0. Una gran disdetta, perché, se dobbiamo credergli, si era preparato per un anno intero e aveva mandato a mente addirittura centomila cifre, utilizzando particolari tecniche cinese di memorizzazione.
Alla performance di Lu Chao erano presenti 8 testimoni ufficiali, assistiti da alcuni professori di matematica e da una ventina di studenti. Le regole della competizione imponevano di non lasciar passare più di 15 secondi tra una cifra e l'altra: questo significa che durante la sua recitazione Lu Chao non potè interrompersi né per mangiare né per andare al bagno.

In un mio post del 2011, raccontavo di come la popstar inglese Kate Bush avesse cantato le meraviglie della costante di Archimede nella sua canzone "Pi", descrivendo la figura di un "uomo dolce, gentile e sensibile dalla natura ossessiva e profondamente affascinato dai numeri e completamente infatuato del calcolo di π".
Nel testo di "Pi", Kate Bush snocciola una sequenza di "sole" 116 cifre, commettendo tra l'altro alcune strane inesattezze: nulla in confronto alla straordinaria fatica di Lu Chao, senza pensare che, per quel che so, la cantautrice britannica non ha mai eseguito "Pi" dal vivo!

1 commento:

  1. oscar alla regia 2013! hai scelto un bel film!
    ciao Paolo

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