Lo scorso weekend ho visto al cinema, finalmente, "Vita di Pi". Un film straordinariamente spettacolare, una vera delizia (3D, per giunta) per gli occhi, confezionata con grande maestria dal regista Ang Lee sulla base dall'omonimo romanzo di Yann Martel.
Il film racconta la storia di un ragazzo indiano cresciuto nello zoo di famiglia il cui "pezzo forte" è una tigre del Bengala. Al grosso felino, per un errore di trascrizione, è stato attribuito il nome del cacciatore che l'aveva catturata, Richard Parker.
Il ragazzo è deriso dai compagni di scuola per via del suo nome, che è quello di una piscina di Parigi: Piscine Molitor Patel. Ben presto il ragazzo decide di abbreviare il proprio nome in "Pi": e per dare maggiore significato a questo diminutivo, impara a memoria migliaia di cifre di π, e le trascrive alla lavagna davanti agli sguardi allibiti dei compagni.
Un giorno le difficoltà economiche inducono il padre di Pi a vendere lo zoo e trasportare gli animali in Canada in cerca di maggior fortuna. Ma durante il lungo viaggio la nave fa naufragio, e Pi è l'unico a sopravvivere, a bordo di una scialuppa di salvataggio. Sulla stessa imbarcazione si rifugiano alcuni degli animali, ma la fame sfoltisce ben presto il gruppo, lasciando soltanto Pi e Richard Parker.
Non vi dico come la storia continua, per non guastarvi il piacere di vedere il film. Mi limito a dire che "Vita di Pi" è anche, e forse soprattutto, un film su Dio, e sulla religione. Da ragazzo Pi si mostra molto affascinato dalle religioni, e arriva a professarne tre insieme. Per la visione razionale del padre prova al tempo stesso un senso di attrazione e di rifiuto. Semplificando un po', questi aspetti contrastanti che si agitano in lui mi sono sembrati molto indiani: una specie di ibrido tra Ramanujan e Gandhi, insomma.
A proposito di Ramanujan, la scena in cui Pi riempie la lavagna con le cifre di π imparate a memoria fa venire in mente l'impresa del cinese Lu Chao, attuale detentore del record dicifre di π recitate a memoria: nel novembre 2005 ha ripetuto a mente 67.890 cifre esatte, impiegando 24 ore e 4 minuti.
Pare che tre anni prima il giapponese Akira Haraguchi avesse recitato a memoria ben 83.431 cifre, ma per qualche motivo il suo record non è stato ufficialmente omologato.
Dopo avere ripetuto correttamente le prime 67.890 cifre, il buon Lu Chao ha commesso un errore dicendo 5 anziché 0. Una gran disdetta, perché, se dobbiamo credergli, si era preparato per un anno intero e aveva mandato a mente addirittura centomila cifre, utilizzando particolari tecniche cinese di memorizzazione.
Alla performance di Lu Chao erano presenti 8 testimoni ufficiali, assistiti da alcuni professori di matematica e da una ventina di studenti. Le regole della competizione imponevano di non lasciar passare più di 15 secondi tra una cifra e l'altra: questo significa che durante la sua recitazione Lu Chao non potè interrompersi né per mangiare né per andare al bagno.
In un mio post del 2011, raccontavo di come la popstar inglese Kate Bush avesse cantato le meraviglie della costante di Archimede nella sua canzone "Pi", descrivendo la figura di un "uomo dolce, gentile e sensibile dalla natura ossessiva e profondamente affascinato dai numeri e completamente infatuato del calcolo di π".
Nel testo di "Pi", Kate Bush snocciola una sequenza di "sole" 116 cifre, commettendo tra l'altro alcune strane inesattezze: nulla in confronto alla straordinaria fatica di Lu Chao, senza pensare che, per quel che so, la cantautrice britannica non ha mai eseguito "Pi" dal vivo!
martedì 22 gennaio 2013
martedì 15 gennaio 2013
Carnevale della Matematica #57 su Matem@ticaMente
Ho ancora in mente il Carnevale della Matematica che il blog Matem@ticaMente di Annarita Ruberto ospitò esattamente un anno fa, con il tema della computazione e della storia dei computer: generosissimo, ricco di spunti, davvero monumentale.
Ebbene, Annarita ha fatto il bis. Anzi, direi che è riuscita a superarsi, regalandoci un'edizione carnevalesca notevolissima: la numero 57, per la precisione, sul tema "matematica e nuove tecnologie", con esaurienti informazioni sulle nuove tecnologie nella didattica della matematica, caleidoscopi interattivi, lavori multimediali realizzati da studenti, addirittura un'intervista ad un'esperta della materia, oltre ad una interminabile carrellata dei "consueti" contributi, a tema e non.
In mezzo a cotanto oceano di informazioni, i contributi di Mr. Palomar sono ben poca cosa: il post "La ragazza che piegava la carta", sul vecchio problema della piegatura di un foglio di carta e sull'impresa memorabile della giovanissima Britney Gallivanm, che stupì il mondo riuscendo a piegare una striscia di carta per ben 12 volte; e l'edizione di gennaio delle "Parole informatiche", dedicata alla multiforme e affascinante parola-mondo "memoria".
Nel ricordare l'appuntamento con la prossima edizione della kermesse, che sarà ospitata nientepopodimeno che dai sommi Rudi Matematici, faccio i miei migliori complimenti ad Annarita e a tutti gli autori dei contributi per l'egregio lavoro. Evviva il Carnevale della Matematica!
Ebbene, Annarita ha fatto il bis. Anzi, direi che è riuscita a superarsi, regalandoci un'edizione carnevalesca notevolissima: la numero 57, per la precisione, sul tema "matematica e nuove tecnologie", con esaurienti informazioni sulle nuove tecnologie nella didattica della matematica, caleidoscopi interattivi, lavori multimediali realizzati da studenti, addirittura un'intervista ad un'esperta della materia, oltre ad una interminabile carrellata dei "consueti" contributi, a tema e non.
In mezzo a cotanto oceano di informazioni, i contributi di Mr. Palomar sono ben poca cosa: il post "La ragazza che piegava la carta", sul vecchio problema della piegatura di un foglio di carta e sull'impresa memorabile della giovanissima Britney Gallivanm, che stupì il mondo riuscendo a piegare una striscia di carta per ben 12 volte; e l'edizione di gennaio delle "Parole informatiche", dedicata alla multiforme e affascinante parola-mondo "memoria".
Nel ricordare l'appuntamento con la prossima edizione della kermesse, che sarà ospitata nientepopodimeno che dai sommi Rudi Matematici, faccio i miei migliori complimenti ad Annarita e a tutti gli autori dei contributi per l'egregio lavoro. Evviva il Carnevale della Matematica!
martedì 1 gennaio 2013
Parole informatiche: memoria
Quando un anno muore e un altro muove i primi passi, è inevitabile fare dei bilanci e considerare se gli obiettivi che ci siamo prefissati dodici mesi prima sono stati raggiunti o meno.
Grazie a voi questo blog ha raggiunto livelli di popolarità che non avrei mai immaginato all'inizio dell'avventura: per questo non posso fare altro che ringraziarvi di cuore.
Guardare indietro nel tempo, ripercorrere il cammino compiuto e fare bilanci: questioni di memoria. E quale miglior parola se non memoria potevo scegliere per iniziare l'anno con un nuovo post di "parole informatiche"?
"Memoria" è una parola-mondo: multiforme, affascinante, dalle mille sfaccettature.
Fa venire in mente cose molto diverse: la scatola meravigliosa che abbiamo in testa (e che ci permette, autoreferenzialmente, di pensarla), la giornata del 27 gennaio, le memorie dei computer, e, perché no, la voce di Barbra Streisand nel celebre brano di Andrew Lloyd Webber:
In ambito informatico, la memoria è quella parte del computer che serve a immagazzinare dati e programmi.
La capacità della memoria rappresenta, assieme alla velocità del processore, uno dei fattori fondamentali che consentono al computer di eseguire calcoli in modo più efficiente di quanto possa fare un operatore umano, generalmente più lento e in grado di conservare in testa una quantità di informazioni molto minore.
Ho detto, poco fa, che la memoria conserva sia i dati su cui la computazione opera, sia le istruzioni che indicano quali operazioni devono essere eseguite. Detto così, sembra una banalità, eppure la coesistenza di queste due tipologie di informazioni nello stesso spazio rappresenta il principio chiave dell'architettura di Von Neumann, genialmente concepita negli anni Quaranta del secolo scorso e tuttora fondamento irrinunciabile di quasi tutti i computer.
Già, la memoria. Bè, si fa presto a dire questa parola, ma in realtà c'è memoria e memoria. La principale differenza è quella che riguarda le prestazioni (e quindi i costi), e che permette di distinguere tra memorie cosiddette "centrali" o "primarie" e memorie cosiddette "di massa" o "secondarie".
Le prime sono memorie più pregiate: più veloci, più costose, solitamente collegate al processore in modo molto diretto, attraverso il cosiddetto bus di sistema: la memoria RAM è la porzione più rilevante della memoria centrale. Le memorie secondarie consentono di conservare informazioni in modo persistente, cioè anche dopo che il computer viene spento: tra esse rientrano i dischi ottici (CD, DVD, ecc.), oltre che i dischi e i nastri magnetici, le memorie flash, e così via.
Con questa minima pillola informatica, inizia il nuovo anno di Mr. Palomar: l'auspicio è che il nuovo anno sia brillante e sereno, e che tutte le memorie (soprattutto quelle umane) funzionino meglio di quanto non sia accaduto in passato.
Grazie a voi questo blog ha raggiunto livelli di popolarità che non avrei mai immaginato all'inizio dell'avventura: per questo non posso fare altro che ringraziarvi di cuore.
Guardare indietro nel tempo, ripercorrere il cammino compiuto e fare bilanci: questioni di memoria. E quale miglior parola se non memoria potevo scegliere per iniziare l'anno con un nuovo post di "parole informatiche"?
"Memoria" è una parola-mondo: multiforme, affascinante, dalle mille sfaccettature.
Fa venire in mente cose molto diverse: la scatola meravigliosa che abbiamo in testa (e che ci permette, autoreferenzialmente, di pensarla), la giornata del 27 gennaio, le memorie dei computer, e, perché no, la voce di Barbra Streisand nel celebre brano di Andrew Lloyd Webber:
In ambito informatico, la memoria è quella parte del computer che serve a immagazzinare dati e programmi.
La capacità della memoria rappresenta, assieme alla velocità del processore, uno dei fattori fondamentali che consentono al computer di eseguire calcoli in modo più efficiente di quanto possa fare un operatore umano, generalmente più lento e in grado di conservare in testa una quantità di informazioni molto minore.
Ho detto, poco fa, che la memoria conserva sia i dati su cui la computazione opera, sia le istruzioni che indicano quali operazioni devono essere eseguite. Detto così, sembra una banalità, eppure la coesistenza di queste due tipologie di informazioni nello stesso spazio rappresenta il principio chiave dell'architettura di Von Neumann, genialmente concepita negli anni Quaranta del secolo scorso e tuttora fondamento irrinunciabile di quasi tutti i computer.
Già, la memoria. Bè, si fa presto a dire questa parola, ma in realtà c'è memoria e memoria. La principale differenza è quella che riguarda le prestazioni (e quindi i costi), e che permette di distinguere tra memorie cosiddette "centrali" o "primarie" e memorie cosiddette "di massa" o "secondarie".
Le prime sono memorie più pregiate: più veloci, più costose, solitamente collegate al processore in modo molto diretto, attraverso il cosiddetto bus di sistema: la memoria RAM è la porzione più rilevante della memoria centrale. Le memorie secondarie consentono di conservare informazioni in modo persistente, cioè anche dopo che il computer viene spento: tra esse rientrano i dischi ottici (CD, DVD, ecc.), oltre che i dischi e i nastri magnetici, le memorie flash, e così via.
Con questa minima pillola informatica, inizia il nuovo anno di Mr. Palomar: l'auspicio è che il nuovo anno sia brillante e sereno, e che tutte le memorie (soprattutto quelle umane) funzionino meglio di quanto non sia accaduto in passato.
Iscriviti a:
Post (Atom)
L'ultimo post di Mr. Palomar, anzi no
Sono trascorsi quasi 14 anni da quel Capodanno del 2011, quando Mr. Palomar vide la luce. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti, c...