Mi è capitato recentemente, in messaggi o facezie scambiate con amici blogger e divulgatori, di confessare un sentimento di invidia per alcuni
post altrui particolarmente brillanti; e a volte la confessione era reciproca.
L’invidia è generalmente considerata un sentimento deplorevole, di cui
vergognarsi. Eppure credo che, dove non giunga a eccessi ossessivi e
bloccanti, possa spesso rappresentare un costruttivo stimolo a migliorarsi.
Deve pensarla così anche Piergiorgio Odifreddi, se è vero che il suo libro
"Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico", edito
da Laterza nel 2006, prende le mosse proprio da questo inconfessabile moto
dell’anima, che lui afferma di provare per scrittori, pittori e musicisti.
Il saggio raccoglie i testi di un ciclo di lezioni tenute da Odifreddi nel
marzo 2004 nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, su un tema a lui
molto caro: i legami tra la matematica e le arti.
E’ un indiscutibile merito di Piergiorgio Odifreddi quello di avere spesso
raccontato, con profonda competenza e singolare brillantezza, le affascinanti e
spesso insospettate connessioni tra la cultura matematica e le altre
discipline, in particolare artistiche e letterarie.
In un Paese come l'Italia, che risente tuttora dell'impostazione culturale
gentiliana, un'operazione come questa, che contribuisce a ridurre la distanza
tra discipline scientifiche e umanistiche proponendo una via moderna alla
divulgazione, è senza dubbio meritoria.
Odifreddi non è certo un matematico che snobba la cultura letteraria e
artistica: anzi, nelle sue pagine si legge costantemente il suo amore per la
musica, per la letteratura, per l'arte: un atteggiamento ben diverso da quello di
taluni "umanisti" che ancora oggi si ostinano a rivendicare, in modo
più o meno esplicito, una presunta superiorità del sapere umanistico rispetto a
quello scientifico, vantandosi, magari, di non aver mai capito nulla di
matematica e di scienze.
D’altra parte, se gelosia e invidia sono espressioni dell'amore, il fatto
che Odifreddi ammetta di invidiare profondamente gli artisti e i letterati non
fa che confermare la sua sincerità di matematico aperto e sensibile.
Con questo libro nelle mani, il lettore affascinato dalla divulgazione
rischia di provare lui stesso invidia per l'invidioso autore, e di chiedersi
come abbia fatto a tracciare, in modo esemplare, tante affascinanti linee che
congiungono il mondo dei numeri con quello della creatività artistica.
Da navigato e brillante narratore matematico, Odifreddi racconta i divertimenti
linguistici e matematico-letterari con cui si sono dilettati molti scrittori
giocolieri delle parole, esplora le strette parentele che hanno accomunato l’arte
e la matematica, e descrive le basi numeriche dell’arte dei suoni.
Il capitolo conclusivo sulla musica è forse quello più convincente. L'autore mostra non soltanto quanta matematica c'è nella musica ma anche quanta musica c'è nella matematica: e i protagonisti di questo affascinante intreccio sono giganti come Pitagora, Galileo, Keplero, Newton, Bach, Eulero, Mozart, Fourier.
Un libro consigliatissimo, soprattutto a chi tende a ragionare per compartimenti stagni o a chi desidera lasciarsi ammaliare e sorprendere dalla bellezza dell'unitarietà del sapere umano.
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Bella recensione. Complimenti. Mi ha fatto venir voglia di leggerlo.
RispondiEliminaSaluti