lunedì 24 febbraio 2020

Katherine Johnson, la donna che ci portò nello spazio

Katherine Johnson, la matematica statunitense che contribuì in maniera decisiva al successo dei programmi spaziali americani (in particolare le missioni Apollo che nel 1969 portarono l'uomo sulla Luna), è scomparsa oggi all'età di 101 anni.
Afroamericana e originaria della Virginia, grazie alla sua determinazione e al suo straordinario talento matematico riuscì gradualmente a superare le discriminazioni razziali e gli ostacoli segregazionisti che nell'America degli anni '50 e '60 ancora esistevano, fino a imporsi come una delle figure più fulgide e influenti della storia della scienza del secolo scorso.
La sua bellissima storia è raccontata nel film del 2016 "Hidden figures" (nella versione italiana "Il diritto di contare").

Nata il 26 agosto del 1918, Katherine dimostra fin da bambina doti matematiche fuori dal comune. I suoi genitori, comprendendo l'importanza di incoraggiare i suoi studi, la iscrivono al liceo della contea di Kanawha, dato che la contea di Greenbrier, nella quale la famiglia risiede, non sostiene l'istruzione superiore per gli studenti di colore.
A soli 13 anni ottiene il diploma di scuola superiore. Iscritta al college della Virginia Occidentale, Katherine frequenta tutti i corsi di matematica disponibili, ampliando il suo già straordinario bagaglio di conoscenze. Al college trova il sostegno di alcuni professori, come W. W. Schieffelin Claytor, il terzo afroamericano a ottenere un dottorato in matematica, e la scienziata Angie Turner King, che l'aveva seguita già negli anni del liceo.
Si laurea a soli 18 anni, ovviamente a pieni voti. Nonostante le sue capacità eccezionali, Katherine deve purtroppo fare i conti con il suo essere afroamericana in un contesto ancora molto chiuso e razzista, e la migliore opportunità lavorativa che riesce a trovare è un lavoro come insegnante di matematica, francese e musica in una piccola scuola elementare per bambini di colore.

Ma qualcosa, per fortuna, si muove. Nel 1939, in seguito a una sentenza della Corte Suprema del Missouri, la Virginia Occidentale decide di abbattere le barriere razziali che ancora erano in vigore per l'iscrizione alle scuole di specializzazione: Katherine Johnson e altri due studenti maschi sono i primi afroamericani ammessi alla graduate school della West Virginia University.
Katherine lascia l'incarico di insegnamento ed entra nel corso di matematica, ma poco dopo decide di interrompere gli studi e dare la priorità alla famiglia (si è appena sposata con James Goble, con cui avrà tre figli).

Più avanti, Katherine Johnson torna a insegnare; ma è soltanto nel 1952 che viene a sapere da un parente che la NACA ("National Advisory Committee for Aeronautics", l'agenzia che sei anni dopo diventerà la NASA) cerca donne di colore da assumere nella sezione "West Area Computing" della sede di Langley, in Virginia. Katherine si candida e viene selezionata: la sua responsabile, Dorothy Vaughan, la assegna a un progetto della divisione di ricerca sul volo, e ben presto il suo contratto a tempo determinato viene stabilizzato.
Il suo lavoro consiste nell'analizzare i dati raccolti nel corso dei voli di prova degli aerei, ad esempio per investigare le cause di incidenti. Alla fine del 1956 suo marito muore di cancro, lasciandola sola con i tre figli.
Le lavoratrici di colore come lei sono soggette, sul posto di lavoro, a una segregazione rispetto ai loro colleghi bianchi, ma grazie alla sua grande determinazione Katherine riesce a far fronte con serenità a queste barriere razziali e di genere.

Poi, nel 1957, con il lancio del satellite sovietico Sputnik, la storia cambia. E con essa anche la vita di Katherine. Il governo americano decide infatti di spingere fortemente verso la ricerca nel settore spaziale. Katherine Johnson è una risorsa preziosa nel nuovo scenario: conosce la geometria analitica come nessun altro in quegli uffici della NACA, e questo le permette di distinguersi agli occhi dei dirigenti ed emergere al di sopra dei più brillanti colleghi maschi.

Nel 1958, nel suo nuovo ruolo di ingegnere aerospaziale all'interno della neonata NASA, contribuisce allo storico documento "Notes on space technology", un report tecnico che avrebbe costituito una importante base di partenza per i programmi spaziali degli anni successivi.
L'anno dopo, Katherine calcola la traiettoria e la finestra di lancio per il primo volo spaziale con equipaggio, la missione Mercury-Redstone 3 del 1961, assegnata ad Alan Shepard.

Nel 1962, in occasione del volo orbitale di John Glenn con la Mercury Friendship 7, la NASA ricorre per la prima volta a computer elettronici per i calcoli delle traiettorie: ma l'astronauta stesso si rifiuta di volare a meno che Katherine Johnson, ormai considerata un'autorità in materia, non confermi i risultati ottenuti dalle macchine.
Glenn chiede di "chiamare la ragazza" e di farle risolvere le stesse equazioni implementate nei computer, ma a mano, utilizzando al più la calcolatrice di cui dispone sulla sua scrivania.
"Se lei dice che i dati calcolati dal computer vanno bene", afferma Glenn, "allora sono pronto a partire". Il volo di Glenn si rivela un successo e segna un punto di svolta nella competizione spaziale tra USA e URSS.

In seguito Katherine lavora direttamente con computer elettronici, e la stima di cui gode contribuisce a infondere fiducia nelle nuove tecnologie. Nel 1969 calcola la traiettoria per il volo dell'Apollo 11 verso la Luna.

In seguito collabora alla missione Apollo 13, aiutando gli astronauti a ritornare sani e salvi sulla Terra dopo i problemi incontrati nel volo. Lavora infine al programma Space Shuttle e all'Earth Resources Satellite (Landsat).
Nel 1986 termina la sua lunga carriera a Langley.

Nel 2015, all'età di 97 anni, il presidente Obama le conferisce la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile americana. Nel 2017 la NASA le dedica un centro di ricerca in Virginia.

La storia di Katherine Johnson, assieme a quella di Dorothy Vaughan e di un'altra matematica afroamericana che lavorò alla NASA, è stata raccontata nel film del 2016 "Hidden Figures" (nella versione italiana "Il diritto di contare"), diretto da Theodore Melfi e basato sul libro omonimo di Margot Lee Shetterly. Il ruolo della Johnson è stato interpretato dall'attrice Taraji P. Henson.

La pellicola è stata candidata a tre premi Oscar nel 2017. Durante la cerimonia di premiazione, la novantottenne Johnson è stata acclamata dal pubblico con una standing ovation. Nel video qui sotto potete vedere una delle scene del film, relativa al volo orbitale di John Glenn.

   

Il suo contributo alla scienza astronautiche e al successo dei programmi spaziali è enorme. Sono numerose le pubblicazioni scientifiche di cui Katherine Johnson è coautrice. Nel sito della NASA potete trovare un elenco dei suoi articoli più significativi e altri documenti sulla carriera e sulla vita di Katherine Johnson. La sua figura è tanto più significativa se si considera, a fianco del suo contributo scientifico, quello relativo al progresso della società americana.

Oggi, in occasione della sua morte, James Bridenstine, l'amministratore della NASA ha rilasciato questa dichiarazione:

La nostra famiglia della NASA è triste nell'apprendere la notizia che Katherine Johnson è deceduta questa mattina a 101 anni. È stata un'eroina dell'America e la sua eredità come pioniera non sarà mai dimenticata.

Buon viaggio, Katherine.

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