Che l'intelligenza artificiale sia un campo di ricerca estremamente complesso, posto all'intersezione tra discipline tra loro molto diverse come informatica, matematica, ingegneria, psicologia e filosofia, è cosa ben nota. Non deve stupire, quindi, che tra i maggiori studiosi di questa materia vi siano stati non soltanto matematici e informatici puri, ma anche scienziati eclettici il cui background includeva ambiti apparentemente eterodossi come la psicologia.
Alan Newell e Herbert Simon sono stati un ottimo esempio di questa categoria. Nel 1975, per la prima volta dalla nascita del premio Turing, il prestigioso riconoscimento venne assegnato a due ricercatori anziché uno solo, e la scelta ricadde su questi due americani.
Newell si laureò in matematica a Stanford nel 1949, e lavorò alla RAND Corporation per progetti legati all'aeronautica militare. Pochi anni dopo cominciò ad appassionarsi ad una disciplina che stava muovendo i suoi primissimi passi: l'intelligenza artificiale. Un campo così nuovo che non aveva ancora un nome, visto che la fortunata espressione venne coniata solo al celebre seminario del Darmouth College del 1956. In quegli anni scrisse "The Chess Machine: An Example of Dealing with a Complex Task by Adaptation", uno dei primi libri della storia dell'intelligenza artificiale.
Qui entra in scena Herbert Simon, di 11 anni più vecchio di Newell. Simon si era laureato nel 1936 in scienze politiche, aveva conseguito il dottorato nella stessa materia nel 1943, e aveva iniziato una brillante carriera universitaria in diverse università, occupandosi di scienze politiche ed economia.
I suoi interessi di ricerca, tuttavia, spaziavano anche in molti altri ambiti, dalla psicologia all'informatica, dalla sociologia alla filosofia. Dopo aver letto il libro di Newell, Simon ricontattò il giovane scienziato che aveva conosciuto qualche anno prima a Pittsburgh, e i due cominciarono a collaborare conseguendo alcuni dei risultati più importanti della storia della nascente intelligenza artificiale.
Il "Logic Theorist", da loro realizzato nel 1956 con l'aiuto del programmatore J. C. Shaw, fu il primo programma "intelligente" mai scritto: si dimostrò in grado di dimostrare alcuni dei teoremi enunciati nei Principia Mathematica di Russell e Whitehead, in alcuni casi attraverso dimostrazioni originali.
Altri settori di ricerca studiati da Newell furono l'elaborazione di liste e lo sviluppo di euristiche.
Al seminario del Darmouth College, oltre a Marvin Minsky (da pochi giorni scomparso) e a John McCarthy, già premi Turing rispettivamente nel 1969 e nel 1971, c'erano anche loro, Newell e Simon.
Negli anni successivi la magnifica coppia implementò, sempre in collaborazione con Shaw, un altro programma di intelligenza artificiale, denominato "General Problem Solver": era capace di risolvere problemi di geometria e di giocare a scacchi.
Sia il "Logic Theorist" che il "General Problem Solver" erano scritti in un particolare linguaggio di programmazione ideato dagli stessi Newell e Simon: l'Information Processing Language (IPL).
Nonostante fossimo agli albori della programmazione, questo linguaggio consentiva già alcuni costrutti e meccanismi avanzati, come la gestione di liste, l'allocazione dinamica della memoria, i tipi di dati, le funzioni passate come argomenti, la ricorsione, e molti altri.
Newell continuò, negli anni successivi, a fornire importanti contributi nel campo dell'intelligenza artificiale, ma si occupò anche di psicologia e di modelli cognitivi.
Il suo amico Simon fece anche di più: scrisse di psicologia, di sociologia, di economia, di pedagogia, di scienza del management. Il tema unificante che lo affascinava era il processo cognitivo della decisione.
Il percorso straordinario di questo scienziato così poliedrico culminò nel 1978 con il premio Nobel per l'Economia, ricevuto per aver descritto il concetto di decisione organizzativa in un contesto di incertezza.
Che io sappia, si tratta ad oggi dell'unica persona ad aver vinto il premio Turing e anche il premio Nobel.
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