
Continua la serie degli enigmi matematici da me pubblicati sulla rivista Coelum Astronomia. Nel 
numero di dicembre 2013 parlai di cubi, o meglio di cubi 3 
× 3 
× 3: un oggetto fondamentale, direi, nella storia della matematica ricreativa. Alzi la mano chi non ha mai provato, almeno una volta, a mettere in ordine il celeberrimo cubo di Rubik, geniale marchingegno ideato nel 1974 dall’architetto ungherese Ernő Rubik (qui a destra).

Da una quarantina d’anni i matematici studiano questo rompicapo in 
profondità, ricavandone  continue sorprese. Ad esempio, una questione 
matematicamente interessante (e per nulla facile) consiste nel trovare 
la via più breve per portare il cubo della disposizione ordinata a 
partire da una situazione iniziale qualsiasi. Questo problema è 
strettamente correlato ad un altro: qual è il numero minimo di mosse con
 cui possiamo certamente risolvere il rompicapo partendo da una 
configurazione qualsiasi? I matematici hanno assegnato a questo numero 
un nome molto altisonante: il numero di Dio. Nel 1981 fu dimostrato che 
tale numero non poteva essere maggiore di 52. Successivamente molti 
matematici cercarono di abbassare il numero, e riuscirono nell’intento. 
Nel luglio del 2010, Morley Davidson, Tomas Rokicki, Herbert Kociemba e 
John Dethridge, sfruttando software sofisticati e computer molto 
potenti, dimostrarono che il numero di Dio è uguale a 20 (avevo approfondito quattro anni fa la questione in un 
post specifico).
 
Un altro rompicapo, certamente meno famoso, basato sul cubo 3x3x3, è il cubo Soma,
 creato nel 1936 dal poliedrico matematico danese Piet Hein. Cercatelo 
nei negozi: ne esistono versioni in legno molto belle, con le quali vi 
divertirete un sacco.


Come sottolineavo in un altro mio 
post del 2011, la vita di Hein sembra uscita da un 
romanzo: discendente di un altro Piet Hein, comandante navale nella 
guerra degli Ottant’anni nel Seicento e ricordato in Olanda come eroe 
nazionale, si arruolò durante la seconda guerra mondiale come 
partigiano, si sposò quattro volte, ebbe cinque figli, fu matematico, 
fisico, ingegnere, inventore, divulgatore scientifico, poeta e 
scrittore.
Ma fu soprattutto un geniale creatore di
 affascinanti giochi matematici: per esempio l’Hex, studiato da John 
Nash (quello del film “A beautiful mind”) e descritto da Martin Gardner,
 e appunto il cubo Soma.
Hein s’inventò questo gioco mentre 
seguiva una lezione di fisica quantistica di Werner Heisenberg: ebbe 
l’ispirazione quando il premio Nobel cominciò a parlare di uno spazio 
diviso in celle cubiche, e cominciò a chiedersi quali fgure possono 
essere create unendo tra di loro più cubetti.
Il giovane danese concentrò la sua 
attenzione sulle combinazioni concave di cubetti, e si accorse che con 
tre cubetti si può creare una sola struttura di questo tipo, fatta a 
“L”, mentre con quattro cubetti esistono sei diverse figure concave.
Ora, si chiese Hein, quanti cubetti 
elementari servono per allestire questo kit di sette configurazioni? 
Contateli: sono in tutto 27.
Piet pensò allora che anche in un cubo 3x3x3 ci sono 27 cubetti 
elementari, e la domanda nacque spontanea: è possibile assemblare le 
sette strutture in modo da creare un tale cubo 3x3x3.
La risposta è sì: ed esistono addirittura 240 diversi modi per farlo! E 
non è finita qui, perché le sette parti possono essere utilizzate anche 
per creare innumerevoli figure diverse dal cubo 3x3x3, come potete 
vedere nella figura qui a destra (peraltro largamente incompleta).
Ma veniamo al problema sottoposto ai lettori di Coelum. Prendiamo il cubo di Rubik. Essendo un 
cubo 3x3x3, i cubetti costitutivi sono in tutto 27. Essendovi 6 facce, ciascuna con 9 quadratini, ci sono 54 quadratini. Come osservavo nell’articolo, nel rompicapo ungherese ci sono tre diversi tipi di cubetti:
- quelli  posti al centro delle sei facce (6);
- quelli  posti sugli angoli (8);
- quelli  posti a metà degli spigoli (12).
In tutto sono 26. Aggiungendo il cubetto nascosto nel centro del cubo grande, arriviamo a 27.
L’enigma proposto era il seguente: scrivere un numero su ciascuno dei 54 quadratini del cubo, in modo che:
- su  ogni faccia del cubo grande ci siano tutti i numeri da 1 a 9;
- la  somma dei numeri presenti sui quadratini esposti da ogni cubetto  d’angolo e da ogni cubetto di spigolo sia la stessa.
Va detto subito: non era per niente 
facile, tanto è vero che soltanto tre lettori erano riusciti a risolvere il problema.
In una delle soluzioni inviate, la somma costante è uguale a 12. La rappresentazione del cubo 
escogitata dal lettore era molto ingegnosa e molto appropriata per raffigurare tutti i numeri 
associati ai 54 quadratini:
Il lettore aveva raccontato di essere partito col piede 
sbagliato, pensando che la somma dovesse essere 10. Poi comprese che 12
 poteva essere un numero più promettente. Infatti i cubetti d’angolo 
sono 8, e quelli e di metà spigolo sono 12: quindi sono in tutto 20, e 
20 x 12 = 240; ora, dato che su ognuna delle 6 facce ci sono tutti i 
numeri da 1 a 9, la somma complessiva dei numeri è pari a (1+2+3+…+9)x6 =
 270. Quei 30 mancanti, quindi, si devono suddividere tra i 6 
quadratini posti al centro delle facce.
Questo brillante risolutore di enigmi aveva addirittura 
modificato uno dei suoi cubi di Rubik, sostituendo i bollini colorati 
con adesivi bianchi e numerandoli poi con un pennarello secondo lo 
schema trovato. Quindi si era cimentato in un rompicapo del tutto inedito:
 mescolare il nuovo cubo “pseudo-Rubik”, con i numeri da 1 a 9 al posto 
dei sei colori, e tentare di riordinarlo!
Il lettore aveva così preso ispirazione dall’enigma 
originario da me proposto per inventarne un altro, forse ancora più 
interessante.
Anche un altro lettore aveva trovato una soluzione con somma uguale a 12. 
 
Un terzo lettore
aveva inviato in redazione un’analisi del problema splendidamente rigorosa
 ed esaustiva. La riporto integralmente, anche 
perché in essa si dimostra in modo ineccepibile come le soluzioni 
posssibili dell’enigma siano associate alle somme 11, 12 e 13 (quindi 
non soltanto 12).
Nel contesto di questa trattazione così 
impeccabile, mi era piaciuta particolarmente l’idea di introdurre la 
definizione formale di Palomar Cube (abbreviato anche in PC): chissà che un giorno qualche paper
 scientifico non riprenda questa terminologia, assicurandola 
definitivamente al lessico matematico (sto scherzando, ma non si sa 
mai).
Ed ecco a voi l’esposizione del lettore.
L'angolo delle notazioni 
Indichiamo con:
- #ca  = numero di cubetti ad angolo, ossia 8
- #cms  = numero di cubetti di metà spigolo, ossia 12
- Σ(ca)  la somma dei 3 valori che appaiono su un cubetto ad angolo
- Σ(cms)  la somma dei 2 valori che appaiono su un cubetto di metà spigolo
- n(d,i,j)  il numero che compare sulla d-faccia del Palomar Cube in posizione  (i,j):
- n(d,i,j)  = {1,..,9} per ogni 1≤ d ≤ 6
Assumiamo che le facce siano numerate 
come quelle di un dado e che le posizioni su ciascuna faccia siano 
numerate come in una matrice 3×3. Poiché le facce sono numerate come 
quelle di un comune dado, le facce 1-6, 2-5 e 3-4 sono opposte tra loro.
 Se d e d* sono due facce opposte del PC definiamo coniugato 
dell’elemento (d,i,j) l’elemento che corrisponde a (d*,i*,j) dove 
i*=(10-i) mod 6.
Ad esempio il coniugato di (1,1,1) è (6,3,1), mentre il coniugato di (2,2,3) è (5,2,3).
Con questa notazione il numero associato
 al cubetto centrale sulla d-faccia di un PC è n(d,2,2) (che ha come 
coniugato (d*,2,2)) ed inoltre Σ(cc) = Σ(n(d,2,2)) rappresenta la somma 
dei valori attribuiti a tutti i cubetti centrali del PC.
Che cos'è un Palomar Cube
Un Palomar Cube è per definizione un cubo numerico con la seguente proprietà:
per ogni ca e per ogni cms:  Σ(ca) = Σ(cms) = k
k può valere solo 11,12 o 13
Dimostriamo innanzitutto che k è tale che:
10 <
 k < 14, ossia 
k può valere 11,12, o 13    (R1)
Osserviamo che per ogni d-faccia:
Σ(n(d,i,j)) = (9*10)/2 = 45
e quindi su tutto il PC:
Σ(n(d,i,j)) = 270
Poiché Σ(ca)= Σ(cms)=k e poiché #ca=
8 e #cms=1
2 allora deve essere:
20k+ Σ(cc) = 270     (R2)
e quindi 
k < 14.
Inoltre se ponessimo per ipotesi k ≤ 10 
allora 20k ≤ 200 ma poiché Σ(cc) ≤ 54  allora la (R2) risulterebbe non 
vera. Di conseguenza k > 10.
Caratteristica di simmetria
In base alla notazione prescelta, la 
condizione Σ(ca) = k può essere espressa per ogni cubetto d’angolo in 
funzione dei numeri che compaiono su ciascuna delle 3 facce come segue:
    1a) n(1,1,1)+n(2,1,1)+n(4,1,3) = k
    2a) n(1,1,3)+n(4,1,1)+n(5,1,3) = k
    3a) n(1,3,1)+n(2,1,3)+n(3,1,1) = k
    4a) n(1,3,3)+n(3,1,3)+n(5,1,1) = k
    5a) n(6,3,1)+n(5,3,1)+n(3,3,3) = k
    6a) n(6,3,3)+n(3,3,1)+n(2,3,3) = k
    7a) n(6,1,1)+n(5,3,3)+n(4,3,1) = k
    8a) n(6,1,3)+n(4,3,3)+n(2,3,1) = k 
dove le 5a-8a sono le relazioni valide per i valori coniugati – termine per termine – delle 1a-4a.
Analogamente la condizione Σ(cms) = k può essere espressa per ogni cella di metà spigolo come:
   1b) n(1,1,2)+n(4,1,2) = k
   2b) n(1,2,1)+n(2,1,2) = k
   3b) n(1,3,2)+n(3,1,2) = k
   4b) n(1,2,3)+n(5,1,2) = k
   5b) n(2,2,1)+n(4,2,3) = k
   6b) n(2,2,3)+n(3,2,1) = k
   7b) n(6,3,2)+n(3,3,2) = k
   8b) n(6,2,3)+n(2,3,2) = k
   9b) n(6,1,2)+n(4,3,2) = k
   10b) n(6,2,1)+n(5,3,2) = k
   11b) n(5,2,1)+n(3,2,3) = k
   12b) n(5,2,3)+n(4,2,1) = k 
dove anche qui le 7b-12b sono le relazioni valide per i valori coniugati – termine per termine – delle 1b-6b.
Naturalmente risulterà anche:
1c) n(1,2,2)+n(2,2,2)+n(3,2,2)+n(4,2,2)+n(5,2,2)+n(6,2,2)  = Σ(cc) = 270 – 20k 
Per i nostri scopi possiamo allora senz’altro assumere nel seguito che n(d,i,j) = n(d*,i*,j).
In questo modo, sarà altresì possibile 
determinare univocamente i valori dell’intero cubo attraverso tutti i 
valori attribuiti a 3 facce.
Soluzione per k=13
Si nota immediatamente che ‘1’,‘2’ e ‘3’
 non possono essere assegnati come valori delle celle di metà spigolo, 
poiché non esiste alcun valore che possa soddisfare le 1b-12b. Di 
conseguenza questi valori possono essere attribuiti solo ai cubetti 
d’angolo o ai cubetti centrali.
Dalla 1c deriva inoltre che Σ(cc) = 10 
per cui è necessario scegliere per i cubetti centrali 6 valori la cui 
somma è 10. Possiamo considerare valida per i nostri scopi la sequenza 
(1,1,3,1,1,3).
Ne deriva che i restanti due ‘1’, i sei ‘2’ e gli altri quattro ‘3’ 
sono necessariamente valori da assegnare ai cubetti d’angolo. Una 
possibile assegnazione è quella in cui i due ‘1’ e i sei ‘2’ sono 
attribuiti a cubetti diversi, mentre i quattro ‘3’ sono distribuiti 
equamente tra gli ‘1’ e i ‘2’.
Ne risulta la seguente sequenza (ogni 
riga rappresenta un elemento delle 8 terne):
(x x y y n n k k)
(3 3 3 3 t  t  r  r)
(1 1 2 2 2 2 2 2)
Si vede allora subito che le due x sono determinate univocamente dal 
valore ‘9’, mentre le due y dal valore ‘8’. Ne deriva anche che nei 
valori dei cubetti d’angolo sono necessariamente da annoverare anche due
 ‘4’ e due ‘5’ che senza i due ‘9’ e i due ‘8’ non possono 
reciprocamente “accoppiarsi” nelle celle di metà spigolo. La nuova 
configurazione diventa quindi:
(9 9 8 8 n n k k)
(3 3 3 3 4 4 5 5)
(1 1 2 2 2 2 2 2)
che viene immediatamente “soddisfatta” attribuendo alle incognite i valori 7 e 6, ossia
(9 9 8 8 7 7 6 6)
(3 3 3 3 4 4 5 5)
(1 1 2 2 2 2 2 2)

Abbiamo trovato in questo modo 8 terne da associare agli 8 cubetti ad
 angolo; i valori per i dodici cubetti di metà spigolo saranno di 
conseguenza rappresentati dalle 3 coppie residue (9,4), (8,5) e (7,6) 
ciascuna presente 4 volte, ossia:
(9 9 9 9 8 8 8 8 7 7 7 7)
(4 4 4 4 5 5 5 5 6 6 6 6)
Si noti che sia le terne che le coppie 
sono uguali a due a due: in questo modo è possibile assegnarli come 
valori di elementi coniugati del Palomar Cube, ad esempio secondo lo 
schema nell’immagine qui a destra.
Soluzione per k=12
Si nota immediatamente che ‘1’ e ‘2’ non possono essere assegnati 
come valori delle celle di metà spigolo, poiché non esiste alcun valore 
che possa soddisfare le 1b-12b. Di conseguenza questi valori possono 
essere attribuiti solo ai cubetti d’angolo o ai cubetti centrali.
Dalla 1c deriva inoltre che: Σ(cc) = 30 per cui è necessario 
scegliere per i cubetti centrali 6 valori la cui somma è 30. Possiamo 
considerare valida per i nostri scopi la sequenza (5,7,3,5,7,3).
Ne deriva che i sei ‘1’, i sei ‘2’ ed almeno due ‘9’ sono 
necessariamente valori da assegnare ai cubetti d’angolo. Una possibile 
assegnazione è quella in cui i sei ‘1’ e i due ‘2’ sono attribuiti a 
cubetti diversi, mentre i quattro ‘2’ restanti saranno distribuiti 
equamente tra gli ‘1’ e i ‘2’. Ne risulta la seguente sequenza (ogni 
riga rappresenta un elemento delle 8 terne):
(9 9 y y n n k k)
(2 2 2 2 x x r  r)
(1 1 2 2 1 1 1 1)
Si vede allora subito che le due y sono determinate univocamente 
attribuendo il valore ‘8’; ne deriva anche che nei valori dei cubetti 
d’angolo sono necessariamente da annoverare anche due ‘4’ che senza i 
due ‘8’ non possono reciprocamente “accoppiarsi” nelle celle di metà 
spigolo.
La nuova configurazione diventa quindi:
(9 9 8 8 n n k k)
(2 2 2 2 4 4 r  r)
(1 1 2 2 1 1 1 1)
che può essere soddisfatta” attribuendo a n il ‘7’ a k il ‘6’ ed a r il ‘5’, ossia
(9 9 8 8 7 7 6 6)
(2 2 2 2 4 4 5 5)
(1 1 2 2 1 1 1 1)

I valori per i dodici cubetti di metà spigolo saranno quindi 
rappresentati dalle 2 coppie residue (6,6) e (7,5) e dalle 4 coppie 
(8,4) e (9,3) ossia:
(9 9 9 9 8 8 8 8 7 7 6 6)
(3 3 3 3 4 4 4 4 5 5 6 6)
Si
 noti che sia le terne che le coppie sono uguali a due a due: in questo 
modo è possibile assegnarli come valori di elementi coniugati del 
Palomar Cube, ad esempio secondo lo schema qui a sinistra.
Soluzione per k=11
Si nota immediatamente che ’1’ non può 
essere assegnato come valore delle celle di metà spigolo, poiché non 
esiste alcun valore che possa soddisfare le 1b-12b. Dalla 1c deriva 
inoltre che Σ (cc) = 50, per cui  ‘1’ non può essere assegnato a nessun 
cubetto centrale, ma solo ai cubetti d’angolo.
Poiché Σ (cc) = 50 possiamo considerare valida per i nostri scopi la sequenza: (9,9,7,9,9,7).
Ne deriva che almeno quattro ‘2’ e due ‘4’ sono necessariamente 
valori da assegnare ai cubetti d’angolo. Una possibile assegnazione è la
 seguente:
(x x y y n n k k)
(1 1 2 2 p p q q)
(1 1 1 1 2 2 4 4)
Si vede allora subito che le due x e le due y sono determinate 
univocamente attribuendo loro rispettivamente il ‘9’ e l’8’; ne deriva 
anche che nei valori dei cubetti d’angolo sono necessariamente da 
annoverare anche altri due ‘2’ e due ‘3’ che senza i due ‘9’ e i due ‘8’
 non possono“accoppiarsi” nelle celle di metà spigolo.
La nuova 
configurazione diventa quindi:
(9 9 8 8 n n k k)
(1 1 2 2 2 2 3 3)
(1 1 1 1 2 2 4 4)
che viene immediatamente “soddisfatta” attribuendo i valori 7 e 4, ossia
(9 9 8 8 7 7 4 4)
(1 1 2 2 2 2 3 3)
(1 1 1 1 2 2 4 4)
 
I valori per i dodici cubetti di metà spigolo saranno rappresentati 
dalle 6 coppie residue (6,5) dalle 4 coppie (8,3) e dalle due coppie 
(7,4) ossia:
(8 8 8 8 7 7 6 6 6 6 6 6)
(3 3 3 3 4 4 5 5 5 5 5 5)
Si noti che sia le terne che le coppie 
sono uguali a due a due: in questo modo è possibile assegnarli come 
valori di elementi coniugati del Palomar Cube, ad esempio secondo lo 
schema qui a destra.