Frugando nella mia memoria alla ricerca del "libro del mio destino", sono giunto alla conclusione che più che un libro fu una rivista, anzi una sua particolare rubrica, a condizionarmi non poco nella scelta della facoltà universitaria (ingegneria) e a instillarmi l'amore per la disciplina che tuttora costituisce la mia professione, e cioè l'informatica.
Intorno al 1990, quando stavo per completare il liceo scientifico, una delle rubriche de "Le Scienze" era intitolata "(Ri)creazioni al calcolatore": era curata dal matematico e informatico canadese Alexander Dewdney, che aveva raccolto le pesantissime eredità di Martin Gardner e Douglas Hofstadter. Ricordo molto bene il piacere che provavo nel leggere quegli articoli riguardanti temi di matematica ricreativa, automi cellulari, algoritmi e giochi logici; e ricordo quanto il piacere si facesse ancora più intenso quando mi cimentavo nell'implementazione pratica al computer di quanto spiegato da Dewdney.
Ma lo so, una rivista non è un libro, e allora il mio cuore mi porta a scegliere un libro che non tratta né di matematica né di informatica, ma di astrofisica: "Il collasso dell'universo" di Isaac Asimov (Mondadori, 1977). Lessi questo libro almeno due volte, da adolescente, rapito dall'inimitabile stile divulgativo del "buon dottore", rigoroso e al tempo stesso brillante.
Il tema centrale del saggio erano i buchi neri, ma la spiegazione si snodava gradualmente, partendo dalle particelle e dalle forze fondamentali della natura, introducendo a poco a poco i pianeti, le stelle, e arrivava all'argomento principale soltanto dopo aver creato una sufficiente tensione nel lettore: insomma più che un saggio divulgativo sembrava quasi di leggere un romanzo dalla trama avvincente.
Certamente questo libro ebbe su di me un forte ascendente, e contribuì a rafforzare la mia attrazione verso l'astronomia e la scienza in generale.
Ricordo bene anche una puntata
di Mixer del 1989 in cui Minoli intervistava Asimov, e ricordo come nel
1992 la morte del grande divulgatore e scrittore mi addolorò molto.
Negli stessi anni in cui leggevo i saggi di Asimov, divorai anche molte delle sue opere di fantascienza, dal ciclo della Fondazione a "La fine dell'eternità": e anche queste letture hanno senza ombra di dubbio un posto d'onore tra i libri della mia vita.
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Le Scienze la leggevo da giovane, quando c'era ancora il mitico Martin Gardner, poi Hofstadter. Ecco DHR con GEB è il mio libro, letto un po' troppo tardi, ma appena uscito.
RispondiEliminaAsimov, certo, specie i robots e la dr. Calvin (spero si chiamasse così, poi recupero i libri superstiti e li rileggo).
anche per me il ciclo della Fondazione è insuperabile, ma vorrei poter ricordare un libro molto bello che ho letto con molto piacere: Flatlandia.
RispondiEliminaCredo che qualcuno abbia pubblicato anche un seguito, ma non sono mai riuscito a trovarlo.