martedì 22 maggio 2012

Il "buon dottore" e il libro del destino

Frugando nella mia memoria alla ricerca del "libro del mio destino", sono giunto alla conclusione che più che un libro fu una rivista, anzi una sua particolare rubrica, a condizionarmi non poco nella scelta della facoltà universitaria (ingegneria) e a instillarmi l'amore per la disciplina che tuttora costituisce la mia professione, e cioè l'informatica.
Intorno al 1990, quando stavo per completare il liceo scientifico, una delle rubriche de "Le Scienze" era intitolata "(Ri)creazioni al calcolatore": era curata dal matematico e informatico canadese Alexander Dewdney, che aveva raccolto le pesantissime eredità di Martin Gardner e Douglas Hofstadter. Ricordo molto bene il piacere che provavo nel leggere quegli articoli riguardanti temi di matematica ricreativa, automi cellulari, algoritmi e giochi logici; e ricordo quanto il piacere si facesse ancora più intenso quando mi cimentavo nell'implementazione pratica al computer di quanto spiegato da Dewdney.


Ma lo so, una rivista non è un libro, e allora il mio cuore mi porta a scegliere un libro che non tratta né di matematica né di informatica, ma di astrofisica: "Il collasso dell'universo" di Isaac Asimov (Mondadori, 1977).  Lessi questo libro almeno due volte, da adolescente, rapito dall'inimitabile stile divulgativo del "buon dottore", rigoroso e al tempo stesso brillante.
Il tema centrale del saggio erano i buchi neri, ma la spiegazione si snodava gradualmente, partendo dalle particelle e dalle forze fondamentali della natura, introducendo a poco a poco i pianeti, le stelle, e arrivava all'argomento principale soltanto dopo aver creato una sufficiente tensione nel lettore: insomma più che un saggio divulgativo sembrava quasi di leggere un romanzo dalla trama avvincente.
Certamente questo libro ebbe su di me un forte ascendente, e contribuì a rafforzare la mia attrazione verso l'astronomia e la scienza in generale.
Ricordo bene anche una puntata di Mixer del 1989 in cui Minoli intervistava Asimov, e ricordo come nel 1992 la morte del grande divulgatore e scrittore mi addolorò molto.
Negli stessi anni in cui leggevo i saggi di Asimov, divorai anche molte delle sue opere di fantascienza, dal ciclo della Fondazione a "La fine dell'eternità": e anche queste letture hanno senza ombra di dubbio un posto d'onore tra i libri della mia vita.

2 commenti:

  1. Le Scienze la leggevo da giovane, quando c'era ancora il mitico Martin Gardner, poi Hofstadter. Ecco DHR con GEB è il mio libro, letto un po' troppo tardi, ma appena uscito.
    Asimov, certo, specie i robots e la dr. Calvin (spero si chiamasse così, poi recupero i libri superstiti e li rileggo).

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  2. anche per me il ciclo della Fondazione è insuperabile, ma vorrei poter ricordare un libro molto bello che ho letto con molto piacere: Flatlandia.
    Credo che qualcuno abbia pubblicato anche un seguito, ma non sono mai riuscito a trovarlo.

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