martedì 15 maggio 2012

Ho fatto un sogno

Se cercate su Google la frase inglese "I dreamed a dream" ("Ho fatto un sogno"), troverete una valanga di risultati relativi all'omonima canzone, scritta nel 1980 da Claude-Michel Schönberg e inclusa nel musical "Le Misérables".  Troverete, in particolare, un sacco di riferimenti alla recente interpretazione di Susan Boyle, ma io preferisco proporvi la versione di Aretha Franklin:



Naturalmente, non è mia intenzione scrivere un post sulla canzone intitolata "I dreamed a dream"; mi interessa invece segnalare come lo stesso verso (anche se con il verbo "dreamed" in forma contratta) si trova all'interno del testo della tragedia "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare (e da buon veronese, lasciatemi un po' commuovere nel citare quest'opera, e anche nel riportare qui sotto una locandina d'epoca).
Precisamente, nella scena 4 del primo atto, Mercuzio cerca di convincere l'amico Romeo ad andare alla festa dei Capuleti, ma Romeo dice che non andrà, a causa di un sogno che ha fatto. Mercuzio, anziché chiedere che cosa ha sognato, accusa i sognatori di essere menzogneri e ridicolizza le preoccupazioni dell'amico.


Romeo:         I dream’d a dream to-night.
Mercutio:      And so did I.
Romeo:         Well, what was yours?
Mercutio:      That dreamers often lie.
Romeo:         In bed asleep, while they do dream things true.
Mercutio:      O, then, I see Queen Mab hath been with you. She is the fairies’ midwife, and she comes...

Se desiderate una traduzione, ve ne propongo una mia:

Romeo:         Stanotte ho fatto un sogno.
Mercuzio:      Anch'io.
Romeo:         Ah sì? E che cosa hai sognato?
Mercuzio:      Che quelli che sognano spesso mentono.
Romeo:         Sì, stanno a letto a dormire. E sognano cose vere.
Mercuzio:      Oh, ma certo! La regina Mab è venuta a trovarti. Lei è la levatrice delle fate, e viene...

In italiano, purtroppo, si perde il gioco di parole (in inglese pun) legato al verbo inglese lie, che significa "mentire" ma anche "giacere".  Mercuzio vuole sostenere che i sogni sono spesso bugiardi (often lie), ma Romeo raccoglie al volo l'imbeccata riportando l'attività del sognare nel giusto luogo (in bed asleep) e ribadendo la veridicità del contenuto dei sogni.
La frase più celebre di questa scena, e anche quella più interessante dal punto di vista della logica, è la battuta di Mercuzio: That dreamers often lie.

Ricordate il paradosso del mentitore? Ne ho parlato più volte anche in questo blog (ad esempio in questo e in questo post). L'affermazione di Mercuzio sembra un'ulteriore versione della celebre antinomia.  Se tralasciamo per un attimo l'avverbio often, il senso della frase di Mercuzio è che i sogni mostrano (sempre) cose false. Ma il guaio è che, per sua stessa ammissione, questa verità Mercuzio l'ha sognata, e quindi è soggetta alla stessa infondatezza. Quindi non è vero che i sogni sono bugiardi, e da ciò consegue che lo stesso sogno di Mercuzio è da considerarsi attendibile: ma il sogno diceva che i sogni mentono, e quindi...

Eccoci ricaduti nella millenaria voragine logica che secondo la leggenda fece impazzire il filosofo Fileta, e che in tempi più recenti fu sottilmente riformulata da Gödel nel rivoluzionario teorema di incompletezza.
Forse che anche Shakespeare, spaventato dalle conseguenze paradossali della battuta di Mercuzio, inserì quell'avverbio often per attenuare la perentorietà dell'asserzione?

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